FILOSOFIA: Platone riassunto: Concetti dei principali dialoghi


Ecco il riassunto dei contenuti dei dialoghi di Platone.

Nel  Gorgia Platone definisce la retorica come pratica della persuasione mediante discorsi fondati dalla credenza invece che dalla conoscenza. Nel Menone invece, Platone dimostra che l'uomo ha in sé delle idee fin dalla nascita: conoscere vuol dire ritrovare queste idee. Anche l'eristica, arte della controversia finalizzata all'obiettivo di far prevalere la propria tesi giusta o sbagliata che sia, diventa un suo bersaglio critico. Platone dedica all'eristica l'Eutidemo, dialogo in cui si oppone nettamente al principio che afferma l'impossibilità di cercare nell'uomo ciò che si sa o che non si sa.

Platone condanna anche la teoria di Protagora secondo cui le cose hanno un nome per convenzione. Nel Cratilo, dialogo rivolto al linguaggio, Platone sostiene che fra le cose e i nomi c'è una corrispondenza di natura. Le cose hanno una loro natura che non può essere manipolata da noi. Mettere nomi spetta solo a colui che sa, perché costruirà i vari nomi tenendo presente la natura delle cose attraverso l'osservazione delle idee di ogni cosa.

Simposio: La parola deriva dal greco e significa “bere insieme”, ma dato il contenuto intellettuale del dialogo, acquista valore di “incontro per l’approfondimento di un tema” il tema in questione è l’amore, parlano 4 personaggi:

1) Il primo Pausania che divide l’eros (amore) in due modalità: l’eros volgare (cioè amore semplicemente fisico) e l’eros celeste (sentimentale) cioè l’amore per l’anima, ovvero spirituale

2) Il secondo personaggio è il medico Erissimaco il quale sostiene che l’amore è una forza cosmica che serve a stabilire l’armonia nel mondo

3) Il terzo è Aristofane il quale racconta il mito degli androgeni (creature che sono contemporaneamente maschi e femmine) si sentono perfetti perché sono completi, gli dei li puniscono (in un certo senso per invidia della loro per la loro perfezione) separandoli in uomini e donne, i quali sono costretti dal destino e dal desiderio di spendere la propria vita cercando di ricongiungersi alla propria metà per recuperare la completezza di un tempo, l’amore quindi è mancanza, cioè una situazione in cui si tende a completare la propria mancanza.

4) Il quarto personaggio, Socrate parte proprio da questa visione di eros inteso come desiderio e mancanza, infatti l’amore è figlio di povertà e ricchezza, è povertà perché è consapevole della mancanza ma è ricchezza perché permette l’appagamento; l’amore è ricerca di bellezza chi scopre per gradi. Inizialmente nasce perché attratto dalla bellezza di un corpo, poi arriva a contemplare la bellezza corporale in quanto tale. In seguito scopriamo la bellezza delle leggi e delle istituzioni, la bellezza della scienza e alla fine la bellezza in se, l’uomo in questo modo compie un cammino di riscoperta (anamnesi), di quelle idee che la sua anima aveva contemplato in precedenza.



Fedro: In questo dialogo P. afferma che l'anima, principio di vita e di movimento, indipendente dal corpo e immortale, è rappresentata come un carro guidato da un auriga e trainato da due cavalli alati, uno bianco ed uno nero (mito della biga alta). Questi due cavalli spingono in due direzioni diverse il primo verso il mondo delle idee ed il secondo verso la terra e spetta all'auriga guidarli. Quando prevale il cavallo bianco (che rappresenta il bene e la razionalità) la biga continua ad andare nella direzione giusta, quindi verso l'iperuranio. Quando, invece, prevale il cavallo nero (che rappresenta le passioni) l'anima precipita sulla terra e si reincarna in un corpo. P. credeva che l'anima conservasse i ricordi del mondo delle idee, e che, per questo motivo, conoscere è ricordare (dimostrato nel Menone).



Fedone: il dialogo parla delle ultime ore di Socrate, che affronta la morte con fermezza e senza paura. Questo è dovuto al fatto che egli crede nell'immortalità dell'anima e perché chi possiede uno spirito filosofico (come lui), non ha paura della morte ma l'accoglie con gioia, anche se non potrebbe mai togliersi la vita, e ricollegandosi all'orfismo S. afferma che filosofare è un esercizio di morte.



Repubblica: Il termine “repubblica” non deve essere interpretato con l'accezione che ha oggi per noi, infatti, è più opportuno interpretare questo termine come "costituzione". In questo dialogo, che si occupa di tematiche ontologiche, gnoseologiche, etiche ed altro, P. elabora la teoria dello stato, per fare questo egli parte dalla domanda (probabilmente inspirata dalla ingiusta morte del suo maestro): che cos'è la giustizia? Secondo P. questa la si può avere solo in presenza di uno stato giusto, e che questa è l'unione delle parti che lo compongono (le tre classi).

P. pose alla base dello stato tre classi (mito delle stirpi):

1)Contadini, artigiani, ecc. ecc. (tutti i lavoratori)

2)Custodi dello stato (guerrieri)

3)Filosofi

ed ad ognuna di queste attribuì una virtù e descrisse la parte dell'anima che li distingueva:

1)Anima concupiscibile (desiderosa), virtù temperanza

2)Anima irascibile, virtù coraggio

3)Anima razionale, virtù ragione

Per P. i gruppi 2 e 3 non potevano avere nessuna proprietà personale perché non dovevano pensare ad arricchirsi ma alla cosa pubblica, quindi al bene comune. Anche le donne dovevano essere in comune, e i matrimoni dovevano essere solo a scopo riproduttivo e durare il periodo dell'unione corporea, i figli che nascevano non dovevano essere allevati dai genitori ma dall’intera comunità, solo il gruppo 1 poteva avere famiglia e beni materiali. Solo dopo 50 anni di studio il filosofo poteva sentirsi pronto a governare lo stato con gli altri del gruppo 3.

Secondo P. il bene del singolo doveva essere sacrificato per il bene della comunità. L'appartenenza ad una classe non era definita, ma assegnata per timbro dell'anima dalla stato per “valore” dell'anima (3=aurea 2=argentea 1=bronzea).

La visione dello stato di P. era una visione organicistica (quindi opposta alla visione meccanicistica) per cui lo stato era come organo dove il tutto è la somma delle parti ed il singolo ha significato solo nel tutto.

P. individuò delle forme degeneri dello stato

1)La timocrazia, cioè il governo di coloro che sono avidi di onori;

2)L’oligarchia, cioè il governo dei pochi (ricchi);

3)La democrazia, cioè il governo del popolo

4)La tirannide, che spesso nasce dall'eccessiva libertà della democrazia, per P. è la forma di stato più spregevole

La forma di governo migliore secondo P. è quella aristocratica.



Mito della caverna: Attraverso il mito della caverna Platone mostra le tappe della conoscenza umana. Il mito narra di degli schiavi imprigionati dentro una caverna, questi vedono riflesso sulla parete della grotta ciò che per loro è la realtà (eikàesia), ma che in verità è solo l'ombra di alcune sagome. Ipotizzando che uno schiavo riesca a girarsi con grandissimo sforzo, questo si accorgerebbe che quello che aveva visto proiettato sulla parete della grotta non era la realtà ma solo il riflesso di alcuni fantocci ( questo corrisponde alla scoperta delle cose sensibili=pistis), successivamente, una volta uscito dalla grotta, non sarebbe capace di vedere ciò che lo circonda, per via dell'intensa luce del sole, ma potrebbe vedere il riflesso delle cose sull'acqua (sapere matematico=dianòna), per poi vedere la luce delle stelle, fino ad arrivare a distinguere le cose alla luce del sole e quindi vedere il mondo reale (coscienza filosofica=nòesis). Ma lo schiavo dopo aver visto questo tornerebbe nella caverna per liberare i suoi compagni, pur preferendo rimanere lì. Una volta entrato farebbe fatica a vedere per via dell'oscurità. Raccontata la verità ad i suoi compagni questi lo prenderebbero in giro e potrebbero,infastiditi, arrivare addirittura ad ucciderlo. L’individuo che cerca la verità non si accontenta del mondo sensibile, ma cerca di distinguere il mondo intellegibile che è rappresentato da idee matematiche e idea del bene, diventando cosi filosofo, mentre gli altri continuano a vivere nell’ignoranza e non ascoltando ciò che l'uomo gli sta dicendo, arrivando addirittura ad ucciderlo, come successe pure a Socrate.



Presto arriveranno i dialoghi della vecchiaia (parmenide, teeteto, sofista, filebo, timeo ecc.), e il riassunto generale.  


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