HUME
-Dall’empirismo allo scetticismo:
Hume conduce l’empirismo a un esito scettico: l’esperienza NON è in grado di fondare la validità della conoscenza, la quale è solo probabile.
Vita e scritti: nacque nel 1711 in Scozia.
Studiò giurisprudenza, ma i suoi interessi erano rivolti alla filosofia e alla letteratura.
Ebbe vari incarichi politici
In Francia compose la sua prima e fondamentale opera “trattato sulla natura umana” (NESSUN successo).
Successivamente in Inghilterra pubblicò “Saggi morali e politici” (accoglienza favorevole).
“Ricerca sull’intelletto umano” a Londra, “ricerca sui principi della morale”, “Storia naturale della religione”, “Dialoghi sulla religione umana” (pubblicati postumi).
-La “scienza” della natura umana
Ambizioso progetto di costruire una scienza della natura umana su base sperimentale (analoga a quella teorizzata da Bacone riguardante la natura fisica). H. vuole essere una sorta di Newton della natura umana, vuole offrire un’analisi sistematica delle varie dimensioni che la costituiscono: dalla ragione al sentimento, dalla morale alla politica. H. sostiene che la natura umana costituisca la capitale del regno del sapere. “non c’è questione di qualche importanza la cui soluzione non sia comparsa nella scienza dell’uomo”.
Le pretese conoscitive della natura umana saranno limitate (scetticismo)
-Il percorso della conoscenza
Impressioni e idee
H. divide le percezioni della mente in due classi che si distinguono per il grado di forza e vivacità:
a) Impressioni: maggior forza ed evidenza. Sono tutte le sensazioni, passioni ed emozioni. (es. dolore provato)
b) Idee o pensieri: immagini illanguidite delle impressioni. (es. ricordo del dolore)
Ogni idee deriva dalla corrispondente impressione: tutte le idee o pensieri hanno avuto una precedente impressione. L’uomo NON avrà mai in suo possesso altra specie di realtà che quella delle sue impressioni.
H. risolve totalmente la realtà del molteplice delle idee attuali (impressioni sensibili e loro copie), NULLA ammette al di là di esse. (Locke al di là delle idee riconosce la realtà dell’io, di Dio, e delle cose). Per spiegare la realtà umana usa le impressioni, le idee e i loro rapporti.
Non esistono idee astratte, tutte le idee sono idee particolari assunte come segni di altre idee particolari a esse simili.
Segno: capacità di un’idea di richiamare un gruppo di idee tra loro simili grazie all’abitudine.
Il principio di associazione
Immaginazione: facoltà di stabilire relazioni tra idee. Facoltà che opera liberamente ma NON affidata al caso.
Principio di associazione delle idee: forza che garantisce la connessione tra le idee. È per la mente ciò che la gravità è per la terra. Definita da H. “dolce forza che comunemente s’impne”. Esso opera secondo tre criteri:
Somiglianza
Contiguità nel tempo e nello spazio (NON sono impressioni, MA maniere di sentire le impressioni, modi con cui le impressioni si dispongono intorno allo spirito).
causalità
Proposizioni che concernono relazioni tra idee e proposizioni che concernono dati di fatto
Relazioni tra idee (simile a verità di ragione di Liebniz): si possono scoprire per mezzo della sola operazione del pensiero. Si basano sul principio di non-contraddizione, hanno in sé la loro validità. (Kant le definì analitiche perché il soggetto implica il predicato)
Relazioni tra verità di fatto ( simile verità di fatto L.): fondate sull’esperienza: il contrario di un fatto è sempre possibile (es. il sole domani non si leverà; il sole domani sorgerà).
L’analisi critica del principio di causalità
Tutti i ragionamenti che si riguardano la realtà o fatti si fondano sulla relazione di causa-effetto, ma questa relazione MAI conosciuta a priori (con il puro ragionamento), MA soltanto dall’esperienza. (nessuno di fronte a un oggetto nuovo e in grado di scoprire cause-effetti prima di averlo sperimentato, solo ragionandoci).
La connessione tra causa causa-effetto è arbitraria. Causa ed effetto sono due fatti diversi e uno NON ha nulla che necessariamente richiami l’altro (es. palla da biliardo). L’esperienza illumina il passato NON il futuro. Tutto ciò che “impariamo” dall’esperienza è che da cause che ci appaiono simili ci aspettiamo effetti simili.
Secondo H. il legame causa-effetto NON può essere dimostrato come oggettivamente necessario, MA l’uomo lo crede tale, ma tale necessità è soggettiva. Si crede necessario a causa dell’abitudine. (quando abbiamo più volte visto congiunti due fatti, grazie all’abitudine ci aspettiamo l’uno quando l’altro si mostra.
L’abitudine spiega la congiunzione che noi stabiliamo tra i fatti, NON la loro connessione necessaria, spiega perché noi crediamo, NON giustifica. La necessità è ingiustificabile.
Il rapporto causale non è giustificabile
• A priori ossia con il puro ragionamento perché si basa sull’esperienza
• A posteriori in quanto l’esperienza ci dice solo che B segue A e non che B deve seguire A.
La credenza nel mondo esterno e nell’identità dell’io
La credenza: risultato di un’abitudine, è un sentimento naturale o un istinto, NON un atto di ragione, non soggiace ai poteri dell’intelletto la conoscenza della realtà è PRIVA di necessità razionale e rientra nel probabile. SE la credenza dipendesse dall’intelletto potremo credere qualunque cosa, perché l’intelletto ha pieni poteri sulle due idee, INVECE noi possiamo nel nostro concetto congiungere la testa di un uomo con il corpo di un cavallo, ma non è in nostro potere credere che esista realmente.
Credenza per abitudine del mondo esterno creduto diverso ed estraneo (permanente)rispetto alle impressioni (mutevoli).
• Credenza nell’esistenza continua delle cose (propria di tutti gli uomini e animali). La coerenza e la costanza di certe impressioni credenza di cose dotate di un esistenza continua e ininterrotta, dimenticandoci che le nostre impressioni sono sempre interrotte e discontinue.
• Credenza nell’esistenza esterna delle cose.
[Riflessione filosofica:ciò che si presenta alla mente è soltanto l’immagine dell’oggetto. (tavola che allontanandoci appare più piccola sappiamo che non è così perché di questa non percepiamo l’oggetto ma solo l’immagine) distinguiamo:
a) Percezioni:soggettive, mutevoli e interrotte
b) Cose: oggettive ed esternamente e continuamente esistenti.] H. ribatte: la sola realtà di cui siamo certi è costituita dalle percezioni. Una realtà che sia diversa dalle percezione ed esterna ad essere NON si può affermare: né sulla base delle impressione dei sensi né sulla base del rapporto causale. la realtà esterna è ingiustificabile, MA l’istinto a credere in essa è ineliminabile.
• Credenza nell’unità e nell’identità dell’io ciò che percepiamo come io è solo un fascio di impressioni che si susseguo nel tempo
-Morale e società
H. partendo dall’osservazione empirica, vuole descrivere come e secondo quali principi gli uomini si comportano nella loro vita, analizza gli elementi che costituiscono il merito e il valore, trasformando così il problema morale in una questione di fatto.
Valutazioni morali dipendono da:
a) Sentimento: origine dell’inclinazione al bene e dell’avversione al vizio. Ha comunque un’importanza particolare poiché è il fondamento dell’azione dell’uomo.
b) Ragione: da giudizi di approvazione e disapprovazione.
Ogni uomo ha una sorta di gusto morale che gli fa avvertire come preferibile una certa azione.
Passione: un impulso naturale, un fatto che accade e si può solo constatare.
La ragione può mostrare l’eventuale irragionevolezza di un impulso contribuendo ad affievolirlo.
Percezione dell’utilità collettiva o della dannosità sociale: ciò su cui si fonda l’approvazione o la disapprovazione l’uomo NON indifferente al benessere dei suoi simili.
Bene: ciò che promuove la felicità di tutti gli uomini, ciò che è valutato utile per la collettività.
Male: ciò che tende a procurare la loro miseria.
Egli è convinto che il benessere e la felicità individuali siano simpateticamente congiunti al benessere e alla felicità collettiva.
La morale poggia su:
- un sentimento di simpatia per gli altri
- un generoso interesse per l’umanità.
NESSUNO commetterebbe ingiustizia in uno stato in cui tutti i beni sono distribuiti in quantità illimitata l’obbligo alla giustizia serve per regolare la distribuzione dei beni, quindi è l’espressione di ciò che utile a preservare la vita degli uomini in società.
L’obbligo della giustizia NON nascerebbe nel caso in cui l’uomo bastasse a sé d potesse vivere in completo isolamento.
Fine: rendere gli uomini contenti e felici per ogni istante della loro esistenza
-Religione e natura umana
Bisogna ammettere il miracolo SOLO nel caso in cui il suo contrario sia più miracoloso del miracolo stesso.
Le prove ontologiche, cosmologiche e teologiche di Dio vengono messe in discussione sulla base del principio secondo cui l’esistenza è sempre materia di fatto o di esperienza e quindi NON si può dimostrare con argomentazioni puramente logiche.
Della religione si può tracciare una storia naturale: individuare le sue radici nella natura umana le idee religiose nascono dall’interesse per gli eventi della vita, dalle speranze e dai timori.
All’origine di ogni religione c’è il politeismo, per un bisogno di adulare la divinità per ingraziarsela nasce l’idea di Dio come essere infinito e perfetto che nasce appunto da un istinto naturale (ingrazia mento).
- Le dottrine estetiche
Valutazione estetiche hanno come base il sentimento.
Criterio generale di approvazione (sebbene la bellezza esista soltanto nello spirito che la contempla e ogni spirito percepisce una bellezza diversa): una specie di senso comune. Si può determinare ricorrendo all’esperienza o all’osservazione dei sentimenti comuni della natura umana, SENZA pretendere che in ogni occasione i sentimenti degli uomini siano conformi a quel criterio.
Le condizioni umane che rendono possibile l’apprezzamento della bellezza sono: la delicatezza dell’immaginazione, la pratica e l’assenza di pregiudizi.
- La politica
Due tesi opposte sulle origine del potere:
- teoria del diritto divino: giusta in quanto tutto ciò che accade dovrebbe rientrare nei piani della provvidenza, MA essa giustifica ogni tipo di autorità (sovrano legittimo o usurpatore, magistrato o pirata)
- teoria del contratto sociale è giusta in quanto afferma che il popolo è l’origine di ogni potere o giurisdizione e che gli uomini volontariamente e in vista della pace abbandonano la libertà nativa e accettano leggi la loro eguali compagni, MA la dottrina NON è verificata dappertutto e MAI completamente.
I doveri umani sono divisi in due classi:
- quelli ai quali è spinto da un istinto naturale, indipendenti da ogni obbligo o considerazione di pubblica o privato utilità (amore per i figli).
- quelli che derivano da un senso di obbligo , derivante dalla necessità della società umana (rispetto per la proprietà altrui). la società non può mantenersi senza l’autorità del magistrato che affinché esista deve esserci l’obbedienza dei cittadini la sola ragione dell’obbedienza civile è che senza di essa la società non potrebbe sussistere.
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